Giacomo Mantegazza (Saronno 1853-1920), “Nell’harem”, inizio XX secolo.
Olio su tela, cm 90 x 48 entro cornice dorata coeva.
Questa tela di Giacomo Mantegazza, dal titolo Nell’harem e raffigurante una giovane donna in abiti orientaleggianti, è un chiaro esempio del gusto estetico di fin de siecle. La figura femminile è seduta su un divanetto coperto da un tappeto persiano; l’ambiente è scuro ma riccamente decorato: la carta da parati dello sfondo, raffigurante due pavoni; il cuscino verde damascato, la pelliccia di tigre con testa impagliata, il porta incenso in ottone di gusto islamico; nelle forme esso ricorda il lampadario appeso al soffitto, sempre in ottone, in cui possiamo notare il dettaglio delle lampadine. La scena è dominata da un cromatismo fatto di verdi malachite, argille rosse e ocra; l’interno è quasi del tutto in penombra se non fosse per la ragazza al centro della raffigurazione. Sembra quasi il suo incarnato diafano e, direbbero i più romantici, il suo sorriso, siano la fonte di luce dell’opera: questa impressione non la tradisce solo l’aura paglierina che la circonda, ma anche i riflessi del grosso piatto decorativo in argento che lei sorregge, in un curioso gioco di luci e ombre. La bella fanciulla dai capelli ramati è impreziosita da luminosi gioielli e monili dorati, adornata in leggeri veli di organza e poggia solo le punte dei piedi sul pavimento, quasi dovesse, da un momento all’altro, alzarsi e incominciare a ballare leggiadra per noi spettatori. La pennellata fine e meticolosa di Mantegazza riesce a rendere perfettamente ogni minimo particolare, dove emerge la sua innegabile maestria.
BIOGRAFIA
Giacomo Mantegazza è nato a Saronno nel 1853; dimostrando inclinazione artistica sin dalla più tenera età, entra come garzone all’interno della bottega di Girolamo Induno, dove sotto la guida del maestro impara le basi della pittura. Successivamente si iscrive all’Accademia di Brera, divenendo allievo del pittore Romantico Giuseppe Bertini; giovanissimo, nel 1871 esordisce con due Studi dal vero alla Promotrice di Torino, mentre l’anno successivo presenta alla rassegna due dipinti di genere, tra cui Amor Fraterno, che ripropone anche all’esposizione di Milano assieme a Fumatori Novelli.
Durante gli anni giovanili ma di grande successo della sua carriera si dedica a nostalgici dipinti di genere, di gusto roccocò, che rappresentano la realtà felice e un po’ frivola di un settecento lombardo ideale. Nel 1873 porta a Firenze Pregiudizio per amore e a Torino l’anno seguente anche Messaggero D’amore; nel 1877 poi si presenta alla nazionale di Napoli con Primi Passi e tre anni dopo torna sempre a Torino all’esposizione con La benedizione delle bestie in Lombardia. Nell’ultimo ventennio dell’800 presenta i suoi quadri alle esposizioni in varie città d’Italia, tra cui anche Genova e Roma, nell quale nel 1883 spedisce Sposi Novelli e La Rosa Contrastata alla mostra nazionale, nonché a Venezia, quando quattro anni dopo manda Venerdì Santo e Una Novella alla nazionale della città. Tra i temi e i soggetti rappresentati implementa anche scene della contemporaneità e dipinti a tema risorgimentale e patriottico, con la stessa naturalezza e sensibilità pittorica che l’hanno reso noto; grazie alla sua pittura estremamente minuziosa il successo arriva anche attraverso commissioni di ritratti. Nel 1895 Mantegazza partecipa ad un concorso indetto dall’editore Hoepli per le illustrazioni di una ristampa dei Promessi Sposi, a cui il pittore presenta 180 tavole in cui illustra con finezza e concreta narratività il romanzo di Manzoni; sfortunatamente non vince il premio in denaro. Sebbene i mezzi preferiti dell’artista siano la pittura da cavalletto e l’acquerello, come dimostra la presenza cospicua di opere eseguite con questi media, nel 1904 si dedica agli affreschi nel Santuario della Beata Vergine dei Miracoli, nello specifico a quelli presenti nella Cappella della deposizione, della sua città natale, Saronno. Continua ad esporre, sebbene più saltuariamente, fino al 1912; si spegne a Cernobbio nel 1920.
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