VITTORIO MATTEO CORCOS (Livorno 1859 - Firenze 1933)
MARIA LUISA ISABELLA SPADA VERALLI, PRINCIPESSA POTENZIANI E DI SAN MAURO, 1901
Olio su tela, 176 x 231 cm
Firmato e datato in basso a destra: “V. Corcos 1901”
Esposizioni
1997, Livorno, Museo Civico “Giovanni Fattori”, Vittorio Corcos. Il fantasma e il fiore, n. 41
Bibliografia:
Vittorio Corcos. Il fantasma e il fiore, a cura di I. Taddei, Firenze 1997, p. 106, n. 41; F. Mazzocca, Corcos e il primato del ritratto tra Otto e Novecento, in
Corcos i sogni della Belle Epoque, a cura di I. Taddei, F. Mazzocca, C. Sisi, catalogo della mostra, Venezia 2013, p. 27; F. Mazzocca, Corcos, collana “Art Dossier”,
Firenze 2014, p. 41.
La donna ritratta è Maria Luisa Spada Veralli, (Bologna, 25 gennaio 1853 - Roma 2 febbraio 1902) andata in sposa nel 1872 a Giovanni Grabinski, principe Potenziani e di San Mauro.
La nobildonna ha frequentato gli ambienti romani più importanti, fra cui il salotto del principe Giuseppe Primoli, suo caro amico. Alcune foto d’epoca documentano
questo rapporto. Donna raffinata e elegante, decide nel 1901 di farsi ritrarre da Corcos, che a quel tempo godeva fama di grande ritrattista presso la corte imperiale di Berlino, quella reale
di Lisbona e presso la Casa Savoia. A lui il merito di aver elaborato una tipologia di ritratto aulico che ha fatto la sua fortuna presso la grande aristocrazia italiana. Idealizzava le sue facoltose clienti,
esaltandone in ambienti sontuosi.
In questa tela, seppur con una sottile vena ironica, Corcos applica la formula del ritratto divinizzato, raffigurando la principessa Potenziani – protagonista della mondanità romana ai tempi di D’Annunzio
– come la dea Diana, di cui porta l’emblema tra i capelli (il diadema a forma di mezza luna). L’iconografia scelta riprende quella di due capolavori dell’epoca neoclassica: la Paolina Borghese come
Venere vincitrice di Antonio Canova e Madame Récamier di Jacques Louis David. Adagiata su una “chaise longue”, con alle spalle un sontuoso drappeggio su cui compare lo stemma della casata Potenziani,
essa osserva lo spettatore con sguardo lontano. A fasciare le sue nobili forme un abito di seta frusciante, rosa pallido. La luminosità diffusa e la tenue cromia riecheggiano i pastelli rococò francesi.
Neosettecentesca è anche la scenografia, con il tavolo di legno intagliato in stile Luigi XVI. Delle rose ormai disfatte sparse sul pavimento donano all’immagine un’aurea decadente, fin de siècle, di sapore dannunziano.
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