Vincenzo Irolli
(Napoli 1860 -1949)
Biografia
Nato a Napoli il 30 settembre 1860, nel 1877 si iscrive all'Istituto di Belle Arti di Napoli, dove ha per maestri Gioacchino Toma e il Maldarelli. Nel 1878 realizza il Ritratto del pittore Raffaele Izzo, che suscita la curiosità di Domenico Morelli; l'anno seguente, appena diciannovenne, alla XV Mostra della Promotrice Salvator Rosa, presenta Felice rimembranza, con il quale vince il primo premio. Conclusi gli studi nel 1880, inizia a dipingere intensamente, ispirandosi alla pittura del Morelli e del Michetti, in una tavolozza ricca di forti accensioni cromatiche. Realizza paesaggi, vedute di Venezia e di Napoli, scene di vita quotidiana (spesso ambientati nei mercati), bambini, scugnizzi, donne in atteggiamenti maliziosi (tipiche anche le scene materne), sensuali popolane e nature morte. Alla Promotrice napoletana del 1881 presenta Una testa; nel 1883 uno Studio dal vero. Nello stesso anno esibisce Capriccio all'esposizione di Belle Arti di Roma. Nel 1883 realizza il Ritratto del pittore Garibaldi Garani e nel 1884 quello di Francesco Netti. All'Esposizione Generale Italiana di Torino partecipa con due opere: Amore e dovere e la Maddalena moderna; Alla Promotrice napoletana del 1885 espone tre opere; nel 1886 presenta i ritratti di Carmine Franchi e dell'Avvocato Monaci. Nel 1887, all' Esposizione Nazionale Artistica di Venezia, espone le tele: Dal vero, Chiaroscuro e Studio. Nel 1888, all'Esposizione Italiana di Londra, presenta due Studi. Espone a Monaco di Baviera nel 1890 e nello stesso anno diviene socio del Circolo Artistico di Napoli, rimanendovi iscritto fino al 1920. Nel 1891, sempre alla Promotrice, propone la tela Primavera; a quella dell'anno successivo Mezza figura. Nel 1894 a Milano presenta Le prune mammole e Cavalleria Rusticana; alla mostra del 1906 il Ritratto del Signor Laezza; a quella del 1914 Il cieco e I filosofi e, ancora, all'esposizione del 1915-1916 le tre opere: Sanctus, Pesci e Acqua di maggio. Negli anni 1889-1890 collabora con Postiglione, Scoppetta, Volpe, Matania, Pratella, Cocco, Casciaro, Chiarolanza, Esposito, Migliaro e Caprile alla decorazione della Birreria Gambrinus a Napoli. Chiamato ad esporre al Salon di Parigi nel 1907 e nel 1909 al Salon d'Automne e al Salon per la Société Nationale des Beaux-Arts, presenta Donna con polli e Tenerezza. Alla XIII Biennale di Venezia del 1922, Irolli espone quattro tele: Pesci, L'inascoltato, L'invito, La trapunta. Nel 1923, alla XXV Esposizione di Torino è presente con l'opera Amici dell'arte. Nel 1933 realizza a Bari una personale che ottiene un grande successo di pubblico e di vendite. Nel 1936, alla Mostra Minerva d'Arte Sacra di Napoli, espone dieci opere: Pesca miracolosa, La lavanda dei piedi, La guarigione del cieco nato, La Deposizione, La Comunione, Cristo alla tomba di Lazzaro, La Vergine in adorazione, La Madonna dell'aviazione, Il chierichetto in preghiera, La festa del Redentore, La festa del cieco nato. Tra le sue opere ricordiamo ancora: Ritratto della Signora Emilia Laide Tedesco (Napoli, collezione privata); La preghiera (Napoli, collezione Tramontano); Sogno primaverile (Museo Mulhouse); Il sorriso di Dio; Culla vuota; Incertezza; Sulla casa; In cucina; In attesa dell'apparizione; Ferdinando Russo al balcone; Il corriere dei piccoli (Napoli, Municipio); Amore e dovere; Luce e ombra; Buffone; Confidenze; Ragazza in preghiera; Prima Comunione (Trieste, Museo Civico Revoltella); Primavera (Napoli, Museo di Capodimonte); Il caffè Florian a Venezia (Torino, Galleria d'Arte moderna). La pittura di Vincenzo Irolli, destinata ad ottenere grandi consensi nella Francia dell'epoca, con esiti economici anche molto favorevoli, in Italia venne per molto tempo criticata per indulgere eccessivamente in soggetti frivoli e commerciali. Negli anni della giovinezza, Vincenzo, che risiedeva con la famiglia paterna a Calvizzano, dipinse a ritmo molto serrato, ed a causa di ristrettezze economiche, fra il 1883 e 1895, affiancò alla sua produzione migliore una produzione con soggetti di facile commerciabilità che cedeva ad un rivenditore di colori e materiali per artisti, il quale a sua volta li faceva copiare serialmente da artisti ancor più bisognosi. Questa produzione posticcia venne quindi tutta attribuita ad Irolli, danneggiandone ulteriormente l'immagine. Nel 1949, a pochi giorni dalla morte dell'artista, avvenuta nel mese di novembre, il critico d'arte Paolo Ricci si espresse duramente sulla pittura dell'Irolli definendola ricca di sentimentalismo, intenerimento pietoso, leziosaggine e moralismo demagogico, il tutto in una tavolozza spietatamente accesa e grossolana, approssimativa e civettuola.
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