Coppia di figure cinesi


Coppia di figure cinesi,  manifattura piemontese, fine XVIII secolo.

Legno dipinto, cm. 104 x 34 x 24


I due magot, realizzati nella seconda metà del ‘700, sono un eccezionale esempio di arte asiatica concepita per il mercato occidentale.

Simili sculture di figure umane, raffiguranti personaggi di alto rango, sono documentate in Cina già durante la dinastia Song nel X secolo; inizialmente realizzate in terracotta o ceramica smaltata, in età moderna questa tipologia di oggetti decorativi venivano prodotti in biscuit o legno.

A partire dal primo decennio del Settecento le pretese coloniali, soprattutto da parte degli inglesi, rendono possibile l’intensificazione degli scambi commerciali tra Europa e Cina; tra i beni esportati figurano anche questo genere di oggetti, molto apprezzati dai nobili occidentali: nasce il fascino per la chinoiserie, che in Italia ha il suo fortunato epilogo nel Regno di Sardegna.

Come altri regnanti contemporanei, anche i Savoia commissionarono, all’interno delle loro residenze, intere stanze per ospitare le cineserie, come il Gabinetto Cinese realizzato per il Palazzo Reale su progetto dell’architetto e scenografo Filippo Juvarra. La loggia di caccia di Stupinigi, il cui rifacimento, avvenuto nel 1729 e deciso da Vittorio Amedeo II su progetto juvarriano, conteneva ben due Gabinetti Cinesi, anch’essi decorati con oggetti e arredi provenienti dall’Asia.

In questo contesto emersero anche botteghe artigiane che ricreavano le chinoiserie, come dimostra la provenienza piemontese dei due magot qui mostrati. Di squisita fattura e fine qualità tecnica, le due sculture hanno dimensioni ragguardevoli, suggerendo una destinazione prestigiosa. 

La coppia di figure, probabilmente consorti, indossano abiti di corte utilizzati in Cina a partire dal 1644, anno dell’invasione Manciù, che segna l’inizio della dinastia Qing: l’uomo indossa una casacca color ocra decorata da dragoni, ispirata probabilmente sia al gunfu che al jifu, vestiti cerimoniali indossati dai membri della famiglia imperiale e dai funzionari minori; l’abito è completato da un collare, il piling, e dal duanmao, il cappello ufficiale dei burocrati imperiali durante i mesi invernali. Tra le mani stringe un rotolo di carta ed una scatola da tè. La donna porta una versione simile delle vesti del marito.

Il giallo degli indumenti di entrambi i personaggi è assai curioso: infatti questo colore rappresentava, durante la dinastia Qing, l’Imperatore e solo alle sue guardie personali e agli alti funzionari era permesso indossarlo, sotto forma di magua, una giacca che arrivava alla vita.

Il confronto con abiti cerimoniali documentati suggerisce che le sculture siano state realizzate non osservando alcuni modelli dal vero ma piuttosto guardando alle illustrazioni occidentali, raffiguranti la moda cinese del tempo, che circolavano in tutta Europa; un esempio conosciuto sono le stampe dei disegni di J.M. Vien, pubblicate dall’editore Jefferys a Londra tra il 1757 e il 1772 e a cui molto probabilmente gli artisti europei avevano accesso.



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