Scuola Italiana, "Donna circassa", II metà XIX secolo
Protagonista del dipinto è una giovane donna in abiti orientali, colta in atto meditativo, mentre con la mano destra giocherella con una colonna di turchesi. Un bell’effetto di luce ne scolpisce da sinistra la figura. La donna porta in capo un caratteristico copricapo ricamato a calotta con un perno centrale, tipico delle donne circasse. Completano il suo abbigliamento un’ampia camicia bianca e un manto azzurro trapunto di stelle dorate. Nello sfondo, arabeschi di tipo orientale e iscrizioni (non reali) a caratteri cufici. Sterminati dall’esercito zarista di Alessandro II, i circassi superstiti migrarono verso il 1864 in Turchia; abili guerrieri vennero assoldati dal sultano, ma la cultura e le tradizioni circasse emigrarono nella seconda metà dell’Ottocento anche in paesi arabi e orientali. I sultani turchi ritenevano da sempre che le donne circasse fossero fra le più belle del mondo e molte di loro rapite vivevano come schiave nell’harem; la loro leggenda divenne una sorta di simbolo nell’ambito dell’orientalismo occidentale, soprattutto nel campo pittorico. Sia in Europa che in America, le circasse furono così identificate come ideale di bellezza femminile nella poesia e nell’arte. L’abbigliamento della donna, qui oggetto di studio, trova precisi riscontri in stampe d’epoca.
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